Mimmo Paladino
MASSIMODECARLO è lieta di presentare una mostra dedicata a Mimmo Paladino, maestro di immagini e di visioni. La sua ricerca si muove tra memoria e invenzione, intrecciando l'arcaico con il contemporaneo.
“Prima della pennellata ci vuole il pensiero, poi c'è la pennellata, l'incidente, quello che accade all'improvviso e cambia l'opera. Ma si parte sempre da una logica.” Questo principio guida la sua pratica, un incessante dialogo tra regola e intuizione, tra forma e metamorfosi.
KV622 è una grande tela in bianco e nero con mani e braccia che emergono come frammenti di un antico linguaggio visivo. Il titolo richiama il celebre concerto di Mozart, suggerendo un legame tra la precisione musicale e la struttura enigmatica dell’opera, dove ordine e caos convivono. Poco più in là, una scultura femminile, vista di spalle, affonda il braccio in un groviglio metallico. Il suo riflesso nello specchio non replica l’immagine, ma apre un varco: un dispositivo che moltiplica i livelli di lettura, tra visibile e invisibile.
Nato a Paduli nel 1948, Paladino sfugge a qualsiasi definizione univoca. Pittore, scultore, incisore, fotografo e regista, supera continuamente i confini disciplinari. “La mia cultura è sempre stata quella di una certa mediterraneità, ma anche di oscurità, di leggende popolari.” Le sue opere nascono da questo intreccio tra mito e realtà: figure nere, tracce arcaiche, un senso del sacro mescolato al folclore.
Il suo linguaggio visivo si fonda su una personale “archeologia della memoria”: simboli etruschi, egizi e primitivi rivivono in una sensibilità contemporanea. Le sue composizioni - volti, croci, mani, rami - uniscono essenzialità e densità, evocando la presenza umana nella sua forma più sfuggente.
La mostra si sviluppa come un percorso di apparizioni e riflessioni, tra silenzi e risonanze, enigmi e bagliori.
Poco distante, una scultura monumentale ritrae una figura acefala avvolta da rami e limoni dorati. Qui si condensano mito, archetipo e Mediterraneo - quella “terra dove fioriscono i limoni” evocata da Goethe.
Poi, la luce cambia. L'oro prende il sopravvento: un grande lavoro geometrico, composto da novanta piccoli quadrati dorati su legno, culmina in un'edicola con una testa da cui spunta un ramo d'oro. La geometria ferrea si mescola alla tradizione rinascimentale, richiamando il pensiero prospettico di Piero della Francesca, ma si apre anche a una dimensione fiabesca, dove l'oro diventa simbolo di un mondo ancestrale.
La mostra si dipana come una partitura visiva, dal bianco e nero alla meditazione cromatica, fino alla luce abbacinante dell’oro. Paladino attraversa il tempo e le tecniche con la libertà di chi rifiuta una sola cifra stilistica. Pittura, scultura, mosaico, cinema: ogni medium ha la sua grammatica, ogni grammatica accoglie il rischio dell’incidente, dell’imprevisto, del pensiero in atto.
Il suo ritorno a Londra ha il sapore del riconoscimento e della continuità. Qui, la Royal Academy lo insignisce del titolo di Membro Onorario nel 1999, e lo stesso anno l’artista presenta una monumentale installazione - I Dormienti - nel sotterraneo della Roundhouse, accompagnata dalle musiche di Brian Eno. A Londra la sua opera è stata accolta e celebrata fin dagli anni Ottanta, Paladino torna così con una riflessione sulla pittura e sulla sua costante ricerca. Tra riflessione e istinto, tra rigore e intuizione, tra memoria e sperimentazione.
Window - South Audley
Window - South Audley
Artista
Mimmo Paladino (nato a Paduli nel 1948) ha esordito alla fine degli anni Sessanta con un approccio caratterizzato dall'apertura a diversi medium artistici, inizialmente incentrato sulla fotografia e sul disegno, poi ampliato alla performance art e al teatro. Oltre alla pittura, alla stampa e alla scultura, Paladino ha collaborato con importanti designer e architetti come Ettore Sottsass, il Gruppo Memphis, Mario Botta e Renzo Piano.
Paladino ha svolto un ruolo cruciale nel collegare le allegorie che hanno plasmato il Sud Italia con una moltitudine di linguaggi artistici, dando vita a un nuovo approccio eclettico e pionieristico. Negli anni Settanta Paladino ha sfidato il sistema dell'arte d'avanguardia, ampliando le possibilità di espressione artistica attraverso diverse discipline. È stato una figura di spicco del movimento della Transavanguardia teorizzato dal critico d'arte Achille Bonito Oliva, accanto ad artisti come Sandro Chia, Clemente, Cucchi e Nicola De Maria. Negli anni Ottanta Paladino ottiene un riconoscimento internazionale, esponendo in musei ed eventi importanti come la Biennale di Venezia e Documenta.
Negli anni successivi Paladino ha continuato a sperimentare, confrontandosi con gli spazi urbani e creando installazioni di grande impatto. Le sue mostre a Pechino, al Forte Belvedere di Firenze e in altre città europee e americane, insieme a installazioni pubbliche come la “Montagna di sale” a Napoli e la “Montagna blu” a Solopaca in provincia di Benevento, hanno mostrato la grandezza della sua opera e del suo linguaggio artistico.
Le opere di Paladino sono presenti in importanti collezioni pubbliche, tra cui il Los Angeles County Art Museum, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museum of Modern Art di New York, il Solomon R Guggenheim Museum di New York, la Tate di Londra, la Neue Galerie di Berlino, la Australian National Gallery di Canberra, la Gallery of Ontario di Toronto e il Setegaya Museum di Tokyo.