Old Vessels, New Spirits
Jean-Marie Appriou
Izzy Barber
Pierre Bonnard
Giulia Cenci
Charles Despiau
Edgar Degas
Norbert Goeneutte
Nick Goss
Antoine-Jean Gros
Winslow Homer
Albert Marquet
John McAllister
Piotr Uklański
Chloe Wise
Andrew Wyeth
Xue Ruozhe
MASSIMODECARLO è lieta di presentare Old Vessels, New Spirits, una mostra collettiva che mette in relazione artisti contemporanei e maestri figurativi del XIX e XX secolo. La mostra esplora come le forme storiche continuino a offrire strutture vive e fertili, capaci di accogliere nuove sensibilità e affinità inattese.
Questa presentazione si inserisce nella continuità di una ricerca curatoriale che la galleria porta avanti da anni. Da Nature Knows No Pause (2018), dedicata al rapporto tra artisti e paesaggio, a MCMXXXIV
(2019), che accostava voci contemporanee ai maestri della scultura degli anni Trenta, fino a Portraiture One Century Apart (2021), incentrata sull’evoluzione della figura - Old Vessels, New Spirits riunisce artisti separati da decenni, e talvolta da secoli, ma mossi da una sensibilità visiva che trascende il proprio tempo.
Il nucleo storico comprende opere di Pierre Bonnard, Edgar Degas, Charles Despiau, Norbert Goeneutte, Antoine-Jean Gros, Winslow Homer, Albert Marquet e Andrew Wyeth.
In Still Life with a Basket of Fruit
(1930–35), Bonnard trasforma una scena quotidiana in un’indagine sulla percezione. Degas, in Portrait of a Woman (c.1887–90), porta la stessa intensità sul volto umano, dove la luminosità dei tessuti diventa racconto psicologico. In the Garden (c.1876) di Goeneutte e il Faun (modellato 1912, fuso 1953) di Despiau condividono l’attenzione per la figura umana: il primo attraverso scorci di vita parigina, il secondo attraverso una sobrietà classica. In The Citoyenne Poussielgue (1797), Gros mostra come, ben prima della fotografia, fossero il gesto e l’abito a definire l’identità di una persona. Con Overflow Study (1978), Wyeth sposta invece il ritratto su un piano più silenzioso e intimo.
Le tele di Homer – Light Blue Sea at Prout’s Neck (1893–94) e A Volante on a Mountain Road, Cuba (1885) – estendono lo sguardo dalla quiete del Maine alle vedute luminose di Cuba, entrambe immerse nella grandezza della natura. Marquet, con View of Agay, the Red Rocks (1905), ne distilla l’ampiezza in un’immagine più concentrata e meditativa.
Mentre le opere storiche in mostra costituiscono i vessels
– le forme, i soggetti e i linguaggi visivi ereditati dal passato – quelle contemporanee ne rappresentano i new spirits che le animano. Gli artisti contemporanei presentati – Jean-Marie Appriou, Izzy Barber, Giulia Cenci, Nick Goss, Piotr Uklański, Chloe Wise e Xue Ruozhe – lavorano con gli stessi generi definiti e duraturi: ritratto, paesaggio, natura morta e scultura. Ma non li trattano come strutture immutabili, li considerano sistemi porosi, aperti alla revisione, contenitori pronti ad accogliere nuove emozioni, contraddizioni e modi di guardare il presente.
Appriou’s The Briar Rose (rosa x centifolia) (2022) takes its cue from the mythic and botanical. A tangle
The Briar Rose (rosa x centifolia) (2022) di Appriou intreccia botanica e mito: una scultura in bronzo che unisce una fioritura alla sua dimensione più visionaria, con superfici che passano da una delicatezza vellutata a una ruvidità aspra. In slow flower (2025), Cenci compone una scultura che evolve - rami d’alluminio, ossa e parti meccaniche si saldano in anatomie tese e dinamiche.
Goss e Barber osservano il paesaggio urbano da prospettive diverse. In Stations Part 1
(2025), Ostend Procession
(2025) e March into the Sea
(2025), Goss traduce il movimento - tra luoghi, tempi e ricordi - in immagini costruite per stratificazione, dove frammenti e trasparenze si accumulano. Barber, invece, dipinge ciò che incontra lungo il cammino in modo franco, immediato. In Sledding (2025), Rockaway Winter Sun (2025), 4th of July, Highway 380 (2025), Manhattan Bridge (2025), la sua pennellata, rapida e luminosa, restituisce l’ordinario con una precisione fugace, come un ricordo che si sta ancora formando. McAllister, invece, guarda al paesaggio da una prospettiva diversa, affidando ai colori vividi e agli spazi decorati il compito di esprimerne l’intensità sensoriale, più che la sua descrizione letterale.
of bronze, half flower, half apparition, its surfaces flickering between tenderness and ruin. Cenci’s slow flower (2025) works in a similar register of metamorphosis - aluminium branches, bones, and car parts welded into tense, searching anatomies.
Goss and Barber find their ground in the urban landscape. Goss’s Stations Part 1
(2025), Ostend Procession (2025), and March into the Sea (2025) translate the experience of travel - the passage between places and times - into compositions where fragments and transparencies accumulate like memory itself. Barber, by contrast, paints what’s right in front of her - Sledding
(2025), Rockaway Winter Sun (2025), 4th of July, Highway 380
(2025), Manhattan Bridge (2025) - moments of American life glimpsed in motion. Her brushwork, brisk and luminous, makes the ordinary look fleeting and precise at once, like memory still wet. McAllister, on the other hand, approaches landscape differently, allowing radiant colour and patterned space to convey its sensory intensity rather than its literal trace.
Se Goss, Barber e McAllister osservano e ritraggono il mondo esterno, Uklański, Wise e Ruozhe rivolgono lo sguardo verso l’interno – ai modi in cui le immagini costruiscono desiderio, identità e riflessione. In Untitled (Marguerite Khnopff as Eurydice) (2021), Uklański reinterpreta una musa simbolista, dotandola di una nuova autonomia. Il suo sguardo, dipinto su velluto mohair, appare al tempo stesso morbido e risoluto. In Water is for Women (2025), Wise esplora il rapporto tra apparenza e autenticità, costruendo un ritratto che riflette sulle convenzioni della bellezza. Nei dittici floreali 20250519–20250716
e 20250717–20250828 (2025), Ruozhe costruisce un rituale dell’intimità. Da una base di colore emerge un fiore dopo l’altro, in una sequenza di crescita e declino che scandisce il tempo dell’opera.
I lavori in Old Vessels, New Spirits evidenziano come la continuità dell’arte risieda nella capacità di determinati gesti di oltrepassare il proprio tempo. Ciascun artista opera all’interno di una forma che ha già conosciuto molte vite, ma che continua a offrire spazio per ulteriori sviluppi. La natura morta, il ritratto, il mito, il corpo ricompaiono non come forme definite, ma come spunti aperti che chiedono di essere riletti. In questo senso, la mostra non si limita a interrogare l’eredità di un linguaggio visivo, ma ne osserva la rigenerazione attraverso nuovi “spirits” – quei passaggi in cui un’immagine cambia mano, si arricchisce di nuovi significati e torna a proporsi come un inizio possibile.
Old Vessels, New Spirits è realizzata in collaborazione con la galleria newyorkese Wildenstein & Co.